THE STRENGHT OF WEAK TIES

2005

(...) Ovviamente nulla è casuale nella costruzione dell’immagine. Hanno un preciso senso gli incroci di sguardi, le distanze e vicinanze, le tipologie d’abbigliamento, gli accessori in maggiore o minore evidenza. I quadri si calibrano attorno al numero di protagonisti in campo. Hanno chiare valenze le quantità di bianco, gli incastri prospettici, l’uso costante di un orizzonte frontale che scorre da sinistra a destra (sia per linee rette che in diagonale) e viceversa. Alla fine vince un risultato dai toni omogenei in cui devi indagare le corde invisibili che legano le persone. E poi contano gli stessi sguardi, bisogna osservare gli occhi e le posture del volto. Alcuni camminano piano, altri corrono, qualcuno attende qualcosa, diverse figure osservano e sembrano porsi una domanda. Non sapremo mai cosa pensano ma possiamo trasferirli nel nostro passeggiare urbano, quando attraversiamo le strade e guardiamo gli sconosciuti: immaginando le loro vite, le passioni e i dolori che sanno nascondere, i desideri e il disincanto che si portano dentro, le mille stranezze private. Domandandoci, subito dopo, quali e quante cose ci legano senza saperlo.

Gianluca Marziani

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